La chiesa del Santuccio si trova nell’attuale Via Roma, a Siena, all’altezza del numero civico 69 bis, negli immediati pressi dell’Istituto Professionale Giovanni Caselli, dove un tempo sorgeva il monastero agostiniano femminile di Santa Maria degli Angeli. La chiesa ed il monastero furono fondati all’inizio del Trecento da alcune monache agostiniane che da un altro istituto, vicino a Buonconvento, si erano trasferite in città.
Il nome Santuccio, deriva alla chiesa dal fatto che i maggiori benefattori di essa e dell’intiero complesso monastico, furono i membri della nobile famiglia Santucci di Siena.
La facciata della chiesa, realizzata da Annibale Bichi, in aristocratico senese che si dilettava di architettura, si presenta molto semplice, in cotto a vista, di forme manieristiche arricchita da un bel portale e da una finestra entrambi timpanati.
La semplicità dell’esterno contrasta con la ricchezza dell’interno, ad un’unica navata ma con tre altari, numerosi affreschi ed un vasto apparato di stucchi dorati. Sull’altare maggiore una grande tela – cui hanno lavorato Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Sebastiano Folli – raffigura in alto la Madonna con il Divino Bambino, più in basso, al centro San Galgano, genuflesso davanti alla sua spada, e i Santi Agostino e Monica, da un lato, e due altri santi agostiniani non bene identificati, dall’altro.
Sull’altare di sinistra, in una nicchia, è ancora collocato l’elegantissimo trono ligneo e dorato sul quale era esposta, nel meraviglioso reliquiario di Pace di Valentino, la Sacra Testa di San Galgano; sull’altare di destra, una bellissima tela della Madonna del Rosario di Alessandro Casolani, che echeggia quella, dello stesso autore, che si trova nella chiesa parrocchiale di Chiusdino. Lungo le pareti interni, il pittore senese Ventura Salimbeni nel 1612 ha illustrato in sei grandi quadri, alcuni episodi della vita di San Galgano, dal primo sogno al sereno trapasso, probabilmente ispirati alla più recente vita del santo, per l’epoca, quella del domenicano Padre Gregorio Lombardelli, pubblicata a Siena nel 1577.
La Sacra Testa del nostro glorioso concittadino vi veniva collocata ogni qualvolta dalla grande abbazia in Valdimerse, veniva portata a Siena – il trasferimento avveniva due volte all’anno, nelle solennità della Pentecoste e dell’Assunzione, – per essere poi condotta processionalmente per le vie della città “per antico voto fatto in tempo di pestilenza al detto santo”, con il braccio di Sant’Ansano e la testa di Santa Caterina, in altre parole con i tesori spirituali della città. Nel 1569, per disposizione poi dell’abate Giovanni Andrea Vitelli Ghiandaroni, fu collocata definitivamente al Santuccio. Il deposito fu confermato nel 1576 dal nuovo abate, il cardinale Alessandro Farnese. Le pie monache incrementarono il culto del nostro caro santo, finché rimasero al Santuccio. Nel 1925, quando le monache, ridotte in miserrimo stato, furono trasferite, il reliquiario di Pace di Valentino e la Sacra Testa furono collocati nel Museo dell’Opera del Duomo; nel Museo la preziosa reliquia è rimasta fino al 24 aprile 1977, quando, collocata in un nuovo reliquiario, è stata dall’indimenticabile Arcivescovo di Siena Monsignor Mario Ismaele Castellano restituita ai chiusdinesi.
Con. An.