Il 18 settembre dell’anno appena passato, a Prato, nelle sale del Museo di Pittura Murale, nel convento di San Domenico, è stata inaugurata una mostra dal titolo “Il Museo Disperso. Capolavori d’Arte Sacra da collezioni private pratesi”.
L’iniziativa è stata organizzata dalla Diocesi di Prato in collaborazione con le locali amministrazione comunale ed amministrazione provinciale. La mostra ha raccolto ed esposto, come in una Wunderkammer, una stanza delle meraviglie, circa novanta opere di arte sacra di proprietà privata, di tipologie, epoche e provenienze diverse, corrispondenti ovviamente ai diversi gusti dei collezionisti.
Fra gli oggetti che il catalogo della mostra, curato da Laura Bandini, Monica Cecchi, Claudio Cerretelli, Renzo Fantappiè e Filippo Gheri, ha dato un particolare rilievo, una statuetta del nostro San Galgano.
Si tratta di un oggetto di argento dorato di modeste dimensioni, circa trenta centimetri di altezza, con la funzione di reliquiario, come si può vedere dalla teca che, a guisa di fibbia, l’orafo ha inserito nella cintura della veste del santo.
L’opera, di pregevolissima fattura, è stata datata dagli organizzatori al Trecento e si pensa che sia stata realizzata da un orafo senese, sul nome del quale tuttavia non viene avanzata alcuna ipotesi.
San Galgano è raffigurato inginocchiato ed in preghiera; il suo volto è quello di un giovane: l’orafo era a conoscenza che la vita del santo forse non superò i trent’anni; la sua acconciatura ed il suo abito sono quelli di un giovane gentiluomo del basso medioevo.
Davanti a lui, un masso raccoglie la spada che il santo ha infisso in una fessura: il santo piantò la spada nel terreno, come dicono gli atti del processi di canonizzazione e le biografie più antiche, ma a partire dal Trecento cominciò a diffondersi l’opinione che avesse infisso la spada nella roccia, e questa opinione è stata raccolta anche da questo anonimo artista.
Sulla cornice del basso piedistallo mistilineo, su di uno sfondo decorato a motivo di reticolo l’autore ha scritto il nome del santo “San Galgano da Chiuslino”, a lettere a smalto di colore blu intenso, realizzate con la tecnica dello champlevè,.
Come tutti gli altri oggetti esposti in questa mostra, anche questa statua-reliquiario del nostro Santo proviene da mercato antiquario ed appartiene ad una collezione privata, per questo la mostra si intitola “Museo disperso”, disperso cioè nelle case dei vari collezionisti. Il desiderio degli organizzatori ed anche dei collezionisti, è tuttavia quello di costituire con queste opere un museo di arte sacra per la città di Prato, un museo quindi “ricomposto”. Speriamo che l’industre cittadina toscana riesca a realizzare questo proposito, aprendo così anche la possibilità ad un approfondito studio storico-artistico delle opere.
La mostra resterà aperta fino al 5 aprile.
Andrea Conti