Monsignor Ottavio del Rosso, Vescovo di Volterra
I tre volumi che costituiscono la “Selva di San Galgano” conservati nell’Archivio di Stato di Firenze, ci trasmettono più elenchi dei confratelli e delle consorelle della nostra Compagnia a partire dal 1518, quando se ne iniziò la compilazione: all’epoca la nostra confraternita contava all’epoca, già più di trecentotrent’anni, essendo stata fondata nel 1185.
Ma mentre i più antichi elenchi non comprendono che dodici nomi, quelli dei Signori Dodici di Collegio, e di sei postulanti, il secondo di essi, la cui composizione fu iniziata nel declinare del XVII secolo, una volta che fu istituita la classe dei confratelli “di soprannumero”, ci trasmette elenchi di decine e decine di nomi; la maggior parte di essi sono, com’è ovvio, quelli degli abitanti di Chiusdino, ma vi sono anche numerosi i nomi dei membri dell’aristocrazia senese o fiorentina, a dimostrazione non solo della diffusione della devozione verso San Galgano ma anche del prestigio raggiunto dalla confraternita galganiana.
Nello scorso numero ci siamo occupati dell’Eminentissimo Cardinale Carlo Bichi, di Siena, in questo numero parleremo invece di Monsignor Ottavio del Rosso, di Firenze, Vescovo di Volterra, che del Cardinale Bichi fu contemporaneo.
Ho reperito le notizie su questo antico confratello, da un’opera dal titolo “Saggio di ricerche storiche sopra lo Stato antico e moderno di Volterra dalla sua origine fino ai tempi nostri”, del sacerdote volterrano Anton Filippo Giachi, pubblicato a Firenze nel 1887.
Nato in un’antichissima e nobilissima famiglia fiorentina, Ottavio del Rosso fu consacrato Vescovo di Volterra il 13 aprile 1681, e prese possesso della sua diocesi il 13 maggio successivo, succedendo a Monsignor Carlo Filippo Sfondrati, deceduto dopo solo tre anni di episcopato.
Durante il suo episcopato Monsignor del Rosso celebrò tre sinodi, nel 1684, nel 1690 e nel 1709, ed il suo nome è legato all’istituzione del seminario diocesano, secondo i principi stabiliti dal Concilio di Trento ed all’introduzione nella sua città e diocesi, dei chierici regolari della Scuole Pie, gli “Scolopi”, fondati da San Giuseppe Calasanzio con lo scopo dell’educazione dei giovani secondo i principi del Santo Vangelo.
Il Vescovo Ottavio del Rosso, resse la diocesi volterrana per lunghissimo tempo, esattamente per trentatré anni, fino al 31 dicembre 1714, quando morì.
Il suo corpo riposa nel transetto destro della cattedrale di Volterra, precisamente nella cappella dei nobili Serguidi, alla sinistra di chi osserva l’altare del transetto stesso: sulla pietra tombale, un lunga iscrizione ne riassume la benefica opera pastorale per la diocesi volterrana.
La sepoltura è sovrastata da una tela tardocinquecentesca del Balducci raffigurante il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Sulla cattedra volterrana gli succedette Monsignor Ludovico Maria Pandolfini.
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L’adesione di Monsignor Ottavio del Rosso all’Inclita ed Insigne Compagnia di San Galgano, quale confratello “di soprannumero”, è documentata fin dal 1693, ma non è detto che quello sia l’anno in cui egli si sia ascritto al nostro sodalizio; semmai appare quanto meno inusuale il fatto che il Vescovo diocesano – si ricorderà che la parrocchia propositura di Chiusdino, nel XVII secolo e fino al 1953, faceva parte della diocesi di Volterra – abbia voluto che il suo nome fosse incluso fra quello dei membri di una confraternita che era in realtà soggetta alla sua giurisdizione episcopale.
Possiamo pensare che non solo il suo ufficio di Vescovo diocesano, ma proprio la sua adesione alla Compagnia di San Galgano e la devozione al nostro caro santo, abbiano convinto Monsignor del Rosso ad autorizzare le ricerche del corpo di San Galgano, una prima volta nel luglio del 1694 e quindi, di nuovo, nel novembre del 1714, poco prima della sua morte, a Montesiepi e nella grande abbazia, ricerche che si rivelarono tuttavia infruttuose.
Lotharius