Lo stemma della Compagnia di San Galgano (Bollettino 2014)
Lo stemma dell’Inclita ed Insigne Compagnia di San Galgano, in termini araldici, si descrive “d’azzurro ad una croce d’argento gigliata all’antica e pieficcata, infissa in un monte di tre pezzi pure d’argento, accompagnata in fascia dalle lettere “S” e “G” sormontate dal segno di abbreviazione, il tutto d’argento”, incorniciato da una corona del santo rosario con cinquanta grani d’argento alternati, in gruppi di dieci, a cinque grani più grossi d’oro da cui pendono tre grani d’argento sostenenti un croce ottagona di rosso.
Iniziamo della descrizione dello scudo.
Il campo – cioè lo sfondo – è azzurro: tradizionalmente esso è il colore della Madonna, e quindi rimanda al sogno avuto da San Galgano in cui vide la Madre di Dio circondata dai dodici apostoli e che fu l’inizio della sua conversione, ma vuol alludere anche allo stemma di Chiusdino, il cui campo è appunto azzurro.
Sul campo si trova un monte composto da tre piccole mezzelune sovrapposte. Esso simboleggia la sommità del Monte Siepi.
Su di esso è infissa la celebre spada capovolta, e qui disegnata con le estremità gigliate. É ovviamente la spada che Galgano infisse sul terreno ma che, ad un certo punto, si disse infissa nella pietra a significare che la risoluzione di Galgano di intraprendere la sua vita eremitica si fondava su di una scelta d’amore per Nostro Signore Gesù Cristo, che è la pietra sulla quale ognuno di noi, secondo l’insegnamento del Vangelo, è chiamato a costruire la propria vita.
La spada capovolta ricorda la croce: nel disegno l’elsa e la guardia hanno la forma di gigli, questo significa che il legno della croce non è secco e sterile ma è fiorito e porta frutto, ovvero che la morte di Nostro Signore sulla croce ha attenuto per noi la vita eterna. È lo stesso motivo per cui il terribile strumento di sofferenza e di morte è divenuto il segno che tracciamo con devozione sul nostro corpo, che portiamo sovente al collo, che poniamo sulle tombe dei nostri cari …
Di qua e di là dalla spada, si leggono le lettere “S” e “G”, iniziali di “Sanctus Galganus”, San Galgano.
Sullo scudo si trova una corona regale che porta al suo centro la figura di un iris, che altro non è se non il celebre giglio fiorentino o, come si dice a Firenze, il giaggiolo, e la corona qui rappresentata è quella del Granducato di Toscana, di cui la Compagnia può fregiarsi grazie ad un privilegio concesso nel 1683 dal Granduca Cosimo III de’ Medici, insieme al doppio titolo di “Inclita ed Insigne”: “Inclita”, cioè nobile, illustre, gloriosa, ed “Insigne”, cioè distinta per i suoi pregi, per i suoi meriti, e degna di considerazione …
Tutto intorno allo scudo, sta una corona del Santo Rosario, per indicare che si tratta dell’emblema di un’associazione con fini di pietà e di carità.
Alla corona del Rosario è appesa una croce rossa con le estremità che si allargano verso l’esterno e terminano con due punte ciascuno: il colore rosso significa il sangue sparso da Gesù per la nostra redenzione e che noi stessi dovremmo essere pronti a versare per difendere la nostra Fede; le otto punte simboleggiano invece le otto beatitudini:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”.