L’Abbazia di San Galgano

Abbazia di San GalganoAbbazia di San Galgano in Valdimerse

Gli imponenti lavori, iniziati nel 1218, terminarono nel 1288. Come già ricordato l’Abbazia di San Galgano in Valdimerse costituisce uno degli esempi più interessanti dello stile gotico cistercense ed una delle più importanti porte che consentirono all’arte gotica l’ingresso in Italia.

La chiesa rispetta perfettamente i canoni della abbazie cistercensi; tali canoni erano stabiliti dalla regola di San Bernardo e prevedevano norme precise per quanto riguarda la localizzazione, lo sviluppo planimetrico e lo schema distributivo degli edifici.

L’Abbazia conobbe un inaspettato splendore durante il XIII ed il XIV secolo, ma a partire dal XV, lentamente ed inesorabilmente decadde. La sua decadenza ebbe il culmine nel 1781 col crollo delle volte di copertura della chiesa abbaziale, nel 1786 con la rovina del campanile, nel 1789 con la sentenza ecclesiastica di profanazione.

Dopo due secoli di abbandono, agli inizi del ‘900 l’abbazia subì un imponente restauro conservativo che l’ha portata fino ai giorni nostri.

Oggi, rappresenta una meta conosciuta ed apprezzata da migliaia di visitatori, ma continua ad essere un segno vivo del nostro Santo Patrono Galgano impresso nel cuore di ogni chiusdinese.

Ricostruzione archeologica dell’abbazia di San Galgano

Il complesso è costituito dalla celebre chiesa “senza tetto” e da un edificio che si sviluppa lungo il braccio destro del transetto e che costituisce quanto resta dell’Abbazia. In questo edificio avevano sede la sagrestia, il parlatorio, lo scriptorium, la sala capitolare, l’archivio e, sopra, il dormitorio e la cappella.

Per la sua grande importanza storica ed artistica, l’Abbazia di San Galgano meritava ben altra sorte che quella riservatale dal tempo, favorito dall’incuria dell’uomo. I giganteschi ruderi dell’Abbazia, oggi ripuliti, restaurati ed illuminati, immersi in un silenzio solenne e la spada nella roccia, raccolta e protetta dal meraviglioso eremo, sanno stupire il visitatore, parlare al suo animo, suscitare nel suo cuore un’intima commozione e nel suo intelletto immagini fantasiose.